Il Regno Unito ha annunciato l’addio al regime fiscale agevolativo previsto per i “res non dom” che, secondo i dati dell’HMRC, conterebbe quasi 60.000 aderenti. Secondo le stime, una porzione non marginale di questi, in vista della futura perdita dei vantaggi fiscali, potrebbe decidere di stabilirsi in Italia per beneficiare del regime dei “neo-residenti” di cui all’art. 24-bis del TUIR, che prevede una tassazione forfettaria, pari a 100mila euro annui, sui redditi di fonte estera, estendibile anche ai familiari previo versamento di una ulteriore imposta sostituiva pari a 25mila euro, nonché l’esenzione da imposta di donazione e successione su tutti i beni e i diritti esistenti all’estero.
Foglia & Partners ha analizzato i potenziali impatti della novità in termini di gettito per l’Italia, evidenziando come l’attrazione di HNWIs e UHNWIs, oggi residenti in Regno Unito, possa determinare anche un incremento sensibile dell’imposizione indiretta, specie in ambito immobiliare, oltre che delle imposte ordinariamente dovute sui redditi prodotti nel territorio dello Stato.
Infatti, come dichiarato a Carlotta Scozzari, che ringraziamo per lo spazio che ci ha dedicato, “la decisione di abolire il regime dei ‘res non dom’ porterà investitori, azionisti e top manager a riconsiderare anche le geografie individuali e a trasferirsi in altre giurisdizioni” creando così ulteriore gettito. Ad esempio “gli immobili ‘di lusso’ non oggi non beneficiano di esenzioni ai fini Imu e, nelle operazioni di compravendita, vedono l’applicazione delle aliquote massime sia per l’Iva (22%) sia per l’imposta di registro (9%), senza possibilità di invocare i benefici relativi alla prima casa“.
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